Riflessioni sull’Alpinismo Giovanile
Lettera di Ettore Martinello – Presidente CCAG
Caro Vice Presidente,
In questi giorni ho letto alcuni post, sia sul blog che sulla pagina Facebook, che parlano di Alpinismo Giovanile e mi sento in dovere di portare il mio contributo al dibattito.
Concordo con chi, come Emilio Da Deppo, ha fatto notare l’elevata preparazione e “professionalità” dei nostri Accompagnatori di AG, come anche sul fatto che l’atto d’indirizzo 2/2018 sia stato mal digerito dal corpo accompagnatori in molti territori. Questo anche, e soprattutto, per le modalità con cui è stato imposto, senza un confronto preventivo con l’allora CCAG, facendo sì che fosse vissuto come una punizione più che come un’indicazione.
Un atto ed una modalità che ha portato alla decisione da parte di alcuni accompagnatori di lasciare il titolo e, in alcuni casi, anche il sodalizio. Un’imposizione dall’alto, perché così è stata vissuta, che ha portato ad una condizione conflittuale all’interno dell’AG.
La sensazione di molti è stata che è mancato il coraggio da parte dei vertici di chiudere definitivamente l’esperienza Alpinismo Giovanile per passare ad altri la gestione dei giovani.
Quello che molti non hanno capito, e non dentro l’Alpinismo Giovanile, è che quel documento coinvolge ed impegna l’intero Sodalizio.
L’AG non ha mollato, si è rimboccato le maniche e ha provato a ripartire ricucendo, in primo luogo con gli accompagnatori dei territori e con gli OTTO, lo strappo che si era venuto a creare attraverso un confronto franco e continuo, a partire dal congresso straordinario di Reggio Emilia; un congresso fra l’altro molto partecipato. Perché è solo con la partecipazione, non scevra da fatica ed impegno, che si possono portare avanti idee e contribuire ad un rilancio dell’AG. Da quel congresso è scaturito il nuovo “Progetto Educativo e Temi del Metodo”, documento ufficiale del CAI approvato dal CCIC nel giugno 2020 e che troppo pochi, al di fuori dell’AG, conoscono.
Un AG che non si è fermato nemmeno con la pandemia, organizzando serate culturali on line, incontri e varie attività da remoto da parte di molti nostri gruppi oltre che, appena possibile e con l’osservanza delle norme, uscite sul campo. Così come si è partiti, appena le condizioni l’hanno permesso, anche con i corsi per qualificati e titolati di 1° e 2° livello.
Un AG quindi che, contro molte aspettative, è vivo e ha voglia di far sentire la propria voce (magari più sullo Scarpone che non su Montagne 360°).
Quell’Atto di indirizzo, come ho detto, doveva coinvolgere anche gli altri organi tecnici: così si è organizzato un primo corso di abilitazione in Arrampicata per titolati di AG e un documento di intenti con la Commissione Centrale di Escursionismo per le attività di ciclo escursionismo a cui farà seguito, speriamo entro l’anno, un primo corso di abilitazione per permettere l’accompagnamento in autonomia da parte dei nostri titolati.
Ma non solo, nostri titolati saranno docenti nei corsi per accompagnatori di 1° livello di ciclo escursionismo sulle materie inerenti all’accompagnamento dei minori. E si deve andare avanti affinché in ogni corso, di ogni Organo Tecnico, dove si parli di età evolutiva siano presenti nostri titolati.
Sono convinto che in tutte le sezioni dove siano presenti dei bambini/adolescenti debbano esserci dei titolati/qualificati di AG e che questo è il modo per potenziare l’Alpinismo Giovanile.
Purtroppo, vedo invece che in molte sezioni la gestione di escursioni con bambine/i e ragazze/i viene data ad altri titolati o, addirittura, a “capi gita” senza alcun titolo. Escursioni dove l’intenzionalità educativa prevista dal citato P.E. non viene probabilmente rispettata.
Perché l’AG non è solo accompagnare i giovani in escursione ma anche trasmettere loro il rispetto per l’ambiente e le genti di montagna, oltre ad inserirli in tutte le discipline del CAI in modo che ognuno di loro possa poi scegliere quale seguire nel loro percorso montano: si tratti di escursionismo, speleologia, alpinismo o arrampicata. Perché compito dell’AG non è quello di creare solo alpinisti o arrampicatori ma far conoscere e preparare alla frequentazione consapevole, e con la minor insicurezza possibile, dell’ambiente montano.
Sono anche convinto che bisogna dare spazio ai giovani, permettendo agli adolescenti anche l’organizzazione delle uscite, sotto la responsabilità e supervisione dei titolati di AG. Titolati a cui spetta, sempre a mio parere, la supervisione dei gruppi Juniores (molti, se non la maggiorana di loro, vengono dall’AG) per contribuire a creare un serbatoio di futuri giovani titolati proprio per la loro vicinanza anche dialettica con i più “piccoli” e, mi auguro, di giovani dirigenti.
L’attuale CCAG è così convinta della necessità di dar voce alle ragazze e ragazzi dell’AG che nel prossimo congresso vogliamo prevedere anche la partecipazione attiva nel dibattito di “giovani aquilotti” e di ragazze/i juniores, per sentire il loro parere e la loro visione sul tema dei cambiamenti climatici, sostenibilità e, non ultimo, del CAI e dell’AG.
Perché il CAI tutto, e non solo l’AG, deve reinventarsi per non perdere attrattività agli occhi dei giovani.
Un saluto,
Ettore Martinello – Presidente CCAG
Chiarissimo Martinello le tue considerazioni mi riportano indietro nel tempo quando al tuo posto c’era “Pettenati”.
Io giovinetto appena entrato nella CCAG feci visita alla sezione di Roma.
Fui ospite, a cena, da Pettenati…che onore…
Erano i tempi di far nascere l’AG nelle sezioni e soprattutto se ne parlava molto per condividere cercare la strada migliore…
Poi nel 78 nacque il 1° corso di AG che feci non so se da docente o da allievo!!!
Da allora non ho più smesso. Condivido il tuo pensiero…Tutto è partito da Roma.
Ciao Ettore, con piacere ho letto la tua lettera al Vice Presidente Generale, condivido totalmente quanto scritto…spero di poterti rivedere presto..un caro saluto e abbraccio Mario Lanfranconi