Il “posto” dei Seniores nel Cai

Articolo di Maurizio Carbognin

 

La crescita del peso dei soci ultra sessantenni nel nostro sodalizio è testimoniata in primo luogo dai dati sulle iscrizioni (riportati, tra l’altro, nel Quaderno di escursionismo 12), ma anche dal ruolo operativo che essi svolgono, avendone il tempo, nella vita delle Sezioni e nella partecipazione alle attività sociali, in particolare laddove sono stati formalizzati “Gruppi Seniores”.

Questa tendenza apre al CAI, in tutte le aree del paese, l’opportunità di svolgere un ruolo importante all’interno dei processi di invecchiamento della popolazione, consentendo a chi è “invecchiato in montagna” di continuare a frequentarla e a chi si è avvicinato nel momento della pensione di andarci con competenza e in sicurezza. Per cogliere questa opportunità, l’attività dei Seniores deve avere una legittimità pari a quella di altri settori “storici” e deve corrispondere ad una policy di tutto il Cai che renda evidente e visibile che questa è una linea strategica per i prossimi anni di tutto il Sodalizio.

Lo sviluppo del Gruppo di Verona, che è diventato il secondo gruppo per volume di attività in tutta l’Associazione e accompagna ogni giovedì mediamente 130 persone in giro per i monti (oltre a 10 trekking l’anno), è il risultato di una precisa strategia che abbiamo portato avanti in questi sette anni e ci ha consentito di superare il biennio pandemico senza significativi effetti associativi: diversificazione delle proposte di escursione e di trekking, in modo da adattarle ai diversi segmenti di associati (ciascuno trova la proposta che fa per lui, come impegno e come costo); sviluppo e formazione dei capigita, in forme più snelle dei corsi per AE e ASE; comunicazione costante con i soci; “manutenzione” attenta del clima sociale. Molti anziani, che intendevano mantenere uno stile di vita attivo e desideravano un ambiente di socializzazione gradevole, sono venuti al Cai d’Argento perché hanno trovato una risposta a tali esigenze: nei Gruppi Seniores la dimensione della socializzazione è altrettanto importante di quella performativa (la qualità e l’impegno dell’escursione).

A fronte di questo sviluppo, a Verona come altrove almeno in Veneto e Lombardia, i Seniores sembrano invece spesso rappresentare spesso, per i Dirigenti del Cai, più un problema che un’opportunità. Non riesco il perché.

Ho apprezzato l’attenzione data ultimamente dal Cai centrale alla montagna-terapia: io stesso l’ho “praticata” sia con un gruppo di ragazzi in situazioni di disagio, che soprattutto con gruppi di richiedenti protezione internazionale ospitati nelle nostre località montane.

Vorrei che ai Seniores venisse dedicata “almeno” la medesima attenzione. Al contrario, nelle Relazioni annuali non c’è una parola sull’argomento e Montagne360 sull’escursionismo senior in tutti questi anni ha pubblicato due brevi articoli.

La finestra di opportunità non rimane aperta per molto: se lo spazio non lo offre il Cai, la gente si rivolgerà altrove (gruppi più o meno strutturati di pensionati che vanno a camminare ce ne sono molti e si sono moltiplicati durante la pandemia, e non aspettano certo i tempi del Cai). Non si dica che “i seniores ci sono solo nel Veneto e in Lombardia”: in quelle regioni, per una serie di ragioni, ci sono stati alcuni dirigenti (potremmo farne i nomi) che si sono impegnati a sviluppare i gruppi, spesso “malgrado” la struttura del Cai; altrove i messaggi lanciati dalle Sezioni sono stati di sostanziale svalutazione (secondo me anche per un retaggio culturale che induce a conservare una concezione “eroica” dell’alpinismo: in fondo le escursioni sotto i 500m …..rappresentano per molti nel Cai un escursionismo di serie B!) e quindi è stato difficile attivare iniziative dedicate. Uno sviluppo in tutto il paese potrebbe avvenire solo a fronte di un’indicazione chiara da parte del vertice dell’Associazione  e di strumenti e occasioni resi disponibili dalla struttura centrale: auspico che la prossima Presidenza esprima in modo chiaro ed esplicito tale indicazione.

Quello che chiedo non è l’istituzione di un’ennesima Commissione, non è l’attribuzione di risorse esclusive (di solito siamo noi che ne diamo e abbondantemente alle Sezioni, come è giusto che sia), non sono i posti in questo o l’altro organismo. Penso eventualmente ad un Progetto di sviluppo, articolato in obiettivi, attività ed anche un pizzico di risorse, finalizzato a istituzionalizzare in tutto il paese la presenza degli anziani nel Cai e le loro attività, ma soprattutto a rendere visibile all’interno e all’esterno tale presenza, in modo da rendere il Cai attrattivo per gli anziani vitali, che si avvicinano alla montagna con il pensionamento, e a legittimare definitivamente la presenza dei Seniores nel nostro sodalizio.

 

Maurizio Carbognin