La condivisione va praticata non enunciata!
Riflessioni di Antonio Montani
Cosi mi ha recentemente detto un amico, e allora ecco l’idea di uno spazio per discutere apertamente, serenamente e liberamente dei temi che interessano la vita associativa.
Il CAI non è proprietà privata del Presidente Generale o del consiglio direttivo, il CAI è bene comune di tutti i soci e in particolare di quei soci che ci dedicano tempo e tanta passione.
Le scelte che quotidianamente i dirigenti nazionali sono chiamati a compiere hanno ripercussioni su tutto il corpo sociale. Sovente sono scelte obbligate, a volte è necessario decidere verso il “male minore”, a volte si può investire in grandi e affascinanti progetti.
Sono fermamente convinto che, stante la responsabilità di chi sta al vertice, sia un valore aggiunto condividere le decisioni, ed
ecco allora l’idea di questo spazio dove non troverete programmi chiusi, ma sollecitazioni, idee, anche provocazioni su cui è importante esprimiate la vostra opinione. Potrà essere un modo di confrontarsi e di arricchirsi reciprocamente.
Aspetto quindi il commento di ognuno di voi sui temi che nei prossimi anni andranno a comporre il futuro del Sodalizio.
Cosa stai aspettando?
Inzio con il dire che l’iniziativa del blog è davvero interessante e stimolante. Attualmente nella nostra associazione si esprimono pareri ed idee che rimangono ferme al livello di chi le genera e difficilmente si trovano momenti di condivisione. L’informazione di scelte prese o in divenire deve diventare un momento di conoscenza della nostra associazione.
La condivisione è lo strumento principale attraverso il quale gli essere umani possono evolversi, apprendere , scoprire e dare significato alle cose, aiutandosi e collaborando l’uno con l’altro.
La condivisione è anche la strada principale attraverso la quale far conoscere e far apprezzare agli altri, che non conoscono ancora quanto di buono crei, conosci, sai fare.
Condividere è un’opportunità di differenziazione e di vantaggio competitivo rispetto a chi, condivide meno o non condivide per niente.
Quello che voglio comunicare quindi è che la condivisione è essenziale per la nostra crescita personale, ma ancor più essenziale è far si che questa condivisione abbia un reale spessore, e non una semplice tattica per ottenere successo
Non deve essere una questione di quantità ma di qualità.
Potremmo parlare per ore sulla necessità e sulla utilità della condivisione, ma qui mi fermo
Quello che posso dirvi è che i benefici della condivisione sono infiniti.
Aiuta il CONFRONTO, AIUTA GLI ALTRI A CAPIRE CIO’ CHE SAI E PENSI,TI DA ACCESSO ALLE IDEE DEGLI ALTRI, APRE LA STRADA AL DIALOGO, STIMOLA L’ACCESSO A NUOVE IDEE, ecc ecc
“I Giovani”, forse proprio in questa definizione, in questa parola, si può trovare la distanza che si è creata (che abbiamo creato) tra il CAI ed le nuove generazioni. “Giovani” sa tanto dell’appellativo – vagamente dispregiativo – che ci veniva affibbiato quando iniziavamo il servizio militare ma non eri ancora in divisa… ed il servizio di leva non esiste più da anni.
Iniziamo a chiamarli con il loro nome: Ragazzi, Bambini ed addirittura…. “Millenials”, forse cercando di fare questo sforzo potremmo scendere dal piedistallo dove ci siamo issati e capire più facilmente perché si sono allontanati.
Il CAI sta inesorabilmente invecchiando perché non siamo stati capaci di usare la giusta dose di umiltà, ed invece di guardare i ragazzi ed bambini dall’alto della nostra postura eretta avremmo potuto accosciarci per parlare alla stessa altezza del loro sguardo.
Cambiamo il modo, e soprattutto gli strumenti, con cui comunichiamo, lasciamo l’atteggiamento “ministeriale”, pensiamo ad iniziative che li coinvolgano, che li catturino, che parlino della montagna non come la Matrigna che impone regole e sudditanza all’anziano, ma che raccontino la Montagna come una Madre, come un’amica con cui – incredibile! – si può anche giocare!
Facciamo questo sforzo, guardiamo avanti, non indietro.
Caro Vice Presidente,
dare voce a tutti i soci è fondamentale.
Condivido pienamente:
“Il CAI non è proprietà privata del Presidente Generale o del consiglio direttivo, il CAI è bene comune di tutti i soci e in particolare di quei soci che ci dedicano tempo e tanta passione.”
Le sezioni sono in prima linea e lavorano e lottano duramente per mantenere in vita lo spirito del CAI.
Sono convinto che potranno sempre contare sul tuo aiuto.
Grazie
Come ha scritto Bruno nel suo commento “i benefici della condivisione sono infiniti”, sacrosanto; purtroppo alcuni considerano la condivisione una fatica, un qualcosa che fa perdere tempo, quindi meglio regolamentare, spesso all’eccesso, e chiedere di applicare, talvolta senza comprenderne i motivi perché gli stessi non vengono esposti; succede nel nostro sodalizio, divenuto organismo verticistico all’eccesso, con burocrazia che ci inonda già da poco sopra la base.
Chiamate a riunioni inutili, ore per recepire pochi minuti interessanti, a causa di una concezione della base distorta, per una considerazione appiattita al basso, talvolta irriguardosa, una mancanza di alternative sostitutive, il rifiuto del commento e del suggerimento, base della condivisione, così si perdono di vista gli obiettivi comuni, si giunge all’estinzione delle idee nuove e diverse.
Spero che questo cambi, operando con buona volontà, ma anche con un’intelligente architettura tecnica, auspico che si possa arrivare ad una soddisfacente divulgazione in rete, per condividere più facilmente idee, contenuti e, se servirà anche critiche e suggerimenti, onde evitare inopportuni inutili sprechi o addirittura perdite di qualificate risorse.
Ciao Antonio,
è con piacere ed ammirazione che plaudo a questa tua iniziativa. Uno spazio dove condividere e discutere apertamente della vita associativa.
Ti ho conosciuto qualche tempo fa e, dai tuoi pensieri, è emerso chiaramente che nulla può una persona da sola, se non ha accanto Amici che uniscono le forze per realizzare sogni comuni, affrontando insieme le avversità e supportandosi a vicenda quando i progetti sembrano non prendano la piega sperata.
Noi, insieme, così come ci insegna il Sodalizio al quale siamo tesserati. Come una cordata, dobbiamo appoggiarci gli uni agli altri e fare del nostro meglio per raggiungere gli obiettivi comuni.
Non potrò mai ringraziare abbastanza il CAI per tutto ciò che mi sta donando.
Caro Antonio, ho aderito più che volentieri a questa Tua nuova proposta. L’uomo è animale sociale e quindi la condivisione è l’architrave su cui poggia la vita di relazione. Ancor di più è vero all’interno di un sodalizio fatto da così tante persone provenienti dai più diversi ambienti, dalle più, tra loro, lontane tradizioni culturali e dalle più diverse realtà. La grande sfida è quella di saper ascoltare e saper dar voce all’alpinista valdostano come al ciclista della domenica del nostro appennino,
Al climber ventenne come al più attempato e tranquillo camminatore. La cosa difficile sarà proprio saper modernizzare il sodalizio adeguandolo anche tecnologicamente al terzo millennio senza perderne l’identità così fortemente legata ad aspetti tradizionali. Credo che da presidente ti aspetterà un lavoro davvero difficile ed impegnativo. Trovare il tempo per l’ascolto e la comprensione di tanti, riportando al centro l’unità fondante del Club Alpino Italiano e cioè il socio, senza tralasciare tutta quella mole di ineludibili incombenze del ruolo, è un compito quasi da supereroi! Ma chi ti voterà lo farà inseguendo questo sogno
Caro Antonio, sono Matteo Fumagalli e sono uno dei delegati della sezione di Calco (LC). Mi permetto di darti del Tu. Innanzitutto ringrazio te e gli altri eventuali candidati alla presidenza e alle altre cariche sociali per disponibilità ad impegnarvi per il sodalizio di cui mi orgoglio di appartenere. Ti ho sentito durante un collegamento on line per il CAI Lombardia e dal vivo all’assemblea di Erba. Condivido la grandissima parte delle idee e delle opinioni da te espresse in quelle sedi, ma qui vorrei porre l’accento su alcune sfumature del tuo discorso che mi hanno lasciato qualche dubbio, non per spirito di polemica, ma perchè in questo interessante spazio di confronto che tu hai creato credo sia più costruttivo concentrarsi sui punti che creano dubbi e incertezze piuttosto che esprimere i meritati apprezzamenti per il resto da te enunciato. Vengo dunque al punto. Durante il collegamento on line hai espresso una presa di distanza da un certo “ambientalismo urlato”, e detta così letteralmente non è certo una cosa negativa, perchè l’ “urlare” non è mai segno di un atteggiamento propositivo e collaborativo, quanto solo di protesta senza costrutto. Ma il mio timore (e di molti altri soci con cui ho avuto modo di confrontarmi) è che quella frase, come spesso accade in altri contesti in cui si deve leggere tra le righe, voglia in realtà essere una presa di distanza dalle posizioni ambientaliste decise che il Cai ha avuto il coraggio di assumere in questi anni con la presidenza Torti, per varie tematiche e situazioni particolari che non sto qui ad elencare, posizioni che mi hanno visto totalmente concorde, anzi in certi casi le ho reputate fin troppo prudenti (ma capisco bene che il ruolo del CAI non è certo quello di Mountain Wilderness o Greenpeace). In un altra occasione hai affermato che “nessuno si iscrive al CAI per ragioni di ambientalismo” (chiedo venia se le parole non sono state proprio quelle, ma il concetto espresso sì): beh, in linea di massima è vero che di solito chi si iscrive è per ben altre ragioni, ma ti assicuro che non è proprio così, per lo meno è errato dire “nessuno”: per esempio per la mia esperienza, per quello che riguarda la mia sezione che dagli anni ’80 si occupa della manutenzione sentieristica del Monte di Brianza (attività che reputo di alto valore ecologico per la pulizia del territorio e la prevenzione incendi) svariati soci si sono iscritti non per partecipare alle escursioni sezionali o avere vantaggi assicurativi, ma solo per dare una mano a questa attività di pulizia sentieri, e questo per me è un’alta espressione di ambientalismo. Detto questo (mi scuso per la lungaggine), ti chiedo qual’è la tua posizione in merito a queste tematiche, e cosa la tua eventuale presidenza intenderà fare e comportarsi in ambito ecologico, se si continueranno cioè a denunciare con decisione certe politiche e situazioni in netto contrasto con il nostro Bidecalogo (qualche esempio: NO senza se e senza ma a motocross, elisky, quad; SI a incentivare parchi e aree protette) oppure se per te queste prese di posizione erano espressione dell’ambientalismo urlato da cui vuoi prendere le distanze. Ti ringrazio nuovamente per l’impegno che ti vuoi assumere e ti faccio un grosso in bocca al lupo. Saluti
Grazie Matteo, assolutamente nessun passo in dietro. Ho condiviso dal primo giorno della presidenza Torti le sue prese di posizione nette e chiare, che abbiamo sempre discusso collegialmente. Non intendo mettere in discussione nulla di ciò che è stato fatto, anzi se possibile vorrei rilanciare. E come? Unendo a queste (e altre se sarà il caso) prese di posizione, un’attività di ricerca scientifica che sia di supporto a queste posizioni. Ti faccio un esempio. Io non sono contrario agli impianti da sci “solo” perché deturpano l’ambiente, ma anche perché sono convinto che a medio periodo portino povertà (depauperazione) per i territori interessati, quindi non è solo una sensibilità ambientale, ma è anche una scelta razionale e questo ragionamento vale per tutte le tematiche ambientali, l’ambiente preservato è una ricchezza nel vero senso della parola. Allora ecco che investire, e noi oggi possiamo farlo, nella ricerca scientifica a sostegno delle tesi ambientaliste, diventa a mi avviso un essere ambientalisti di proposta, che non vuole dire da salotto.
Non mi dilungo oltre perché su questo tema che deve essere uno dei pilastri su cui fondare una presidenza del CAI, tornerò più dettagliatamente con uno specifico articolo.
Ancora grazie e a risentirci
Antonio